Le Fotografie riportate qui sopra rappresentano il momento magico del cambiamento della mia vita. Non si è trattato solo di un cambiamento fisico ma anche e soprattutto di una vera e propria metamorfosi interiore.
Avevo finito l’analisi con Ferdinando Vanni, per gli amici Nanni, da circa 6 anni.
Una lunga analisi durata dai 21 ai 30.
Un’ottima analisi, senza la quale non sarei potuto diventare quello di cui la seconda e la terza foto sono solo l’immagine esteriore. Ma in ogni caso questa analisi ha rappresentato solamente la condizione preliminare per questa trasformazione.
La trasformazione vera e propria inizio’ di fatto con l’assunzione di una segretaria nello studio di marketing di cui ero socio.
Irene.
Io avevo perso il mio unico fratello qualche anno prima.
Irene perse il fratello minore qualche giorno dopo la sua assunzione.
L’amore incomincio proprio quel giorno tremendo con il mio braccio intorno alle sue spalle. E poi divampò per più di un anno, difficile e intenso, fatto di alti e bassi come un tragitto sulle montagne russe.
Poi durante una vacanza estiva a Termoli incontrai un’altra ragazza.
Antonella.
La seconda tempesta emotiva che ne seguì avrebbe completato la mia metamorfosi. Queste due giovani donne, con circa 20 anni meno di me, che ormai sono uscite dalla mia vita, sono state insieme all’analisi, le madri che hanno testimoniato e assistito la mia trasformazione. E mi hanno visto diventare quello che più o meno sono anche adesso.
Ma né loro né l’analisi a nulla sarebbero valse, senza l’intervento e la costante presenza della donna che ancora fa parte della mia vita. E tra l’altro in virtù di nessun contratto, né matrimoniale né di altro tipo.
Sto parlando di Enrica la madre di mio figlio.
Enrica è anch’essa a pieno titolo una delle donne della mia vita, ma a differenza di Irene e Antonella, rappresenta sopratutto la donna nella sua sacralità, anche al di là del desiderio sessuale.
Le tre donne dei greci, le tre ombre dell’uomo, i tre aspetti della sua parte femminile. Grazie Irene, grazie Antonella. Ma grazie anche a te Elisabetta, Giustina , Elisa, Angela, Susy, Sonia, Erika, e grazie a tutte voi che mi avete riconosciuto come uomo e soprattutto come persona, prima o dopo la mia rinascita. E grazie anche a te Tiziana bella e coraggiosa, descritta in modo grezzo ma sincero dal “chi è quella gnoccolona?” del mio amico Dario.
A te Tiziana, che non ho mai toccato nemmeno con un dito, perché abbiamo avuto la sfiga di incontrarci proprio adesso, proprio sulla soglia astinente del mio sacerdozio laico, devo un grazie molto particolare. Un grazie commosso venato di senso di colpa.
Però il grazie più commosso e sentito lo devo a te Enrica, che mi hai accompagnato per quasi quattro decadi, con l’amore di una sorella, la lealtà intrepida di un compagno di battaglia, la freschezza e l’allegria di un compagno di scuola, la profonda compassione di una madonna, la determinazione senza limiti d un socio d’affari legato a me da un patto di sangue. Grazie tesoro mio.
Ma la mia gratitudine deve assolutamente comprendere anche te Nanni, che come un Virgilio analitico mi hai accompagnato per 9 lunghi anni, terminando un lavoro che i miei genitori avevano lasciato terribilmente incompleto. E che mio fratello Mauro ha portato avanti finché ha potuto.
Quindi grazie a tutti quelli che anche se modo loro, spesso molto “personalizzato”, mi hanno amato. Nessuno escluso.
Compreso quindi anche te padre mio, malgrado tu sia stato proprio un padre terribile, se pur non per tua colpa.
Ma dopo la mia rinascita mi accorsi che la mia avventura, ben lungi dall’essere conclusa era solo incominciata. Come diceva Masciangelo, ero rinato “orfano”. E sempre da orfano ho dovuto ricominciare a crescere, nel corso dei decenni e insieme con i miei pazienti, dando loro, proprio grazie alla mia trasformazione, infinite altre possibilità. E probabilmente continuerò così fino alla fine dei miei giorni.
Perché non ho ringraziato mia madre? Perché non ha senso ringraziare l’avatar del padreterno. Ha fatto il suo lavoro in quanto suo diretto rappresentante. E tra l’altro, per usare un eufemismo, l’ha fatto anche piuttosto male.
Però se siamo vivi, lo dobbiamo tutti, senza eccezione, uomini donne, a nostra madre. Soprattutto per non avere esercitato il suo diritto di veto al nostro concepimento. E in più per averci permesso di venire al mondo. Nemmeno il suo boss, il padreterno, avrebbe potuto cambiare queste sue decisioni. Si chiama libero arbitrio. E questo dobbiamo riconoscerlo a qualsiasi madre per terribile o meravigliosa che sia stata. Però la mia è stata proprio una fetentona.
…Cosa?… Ma che cacchio c’entra lei se ho 73 anni e dentro e fuori ne dimostro solo 50? E solo il risultato del culo che mi sono fatto per difendermi da questi due genitori assurdi. Tutto ciò che non ammazza ingrassa!
…Cosa?… Se ho avuto la possibilità di farcela, bene o male, come da mia affermazione, lo devo soprattutto a lei? …E se non riconosco questa verità lapalissiana non solo sono un ingrato, ma sono anche un deficiente e per giunta pecco di assoluta incoerenza?
E va bene se la mettete in questo modo, e se proprio me lo chiedete a gran voce…
“Grazie anche a te mamma!”
Adesso siete contenti?
Voi mi chiederete quale sia stato lo spermatozoo psichico responsabile della mia rinascita. L’enormità dell’amore femminile o l’analisi? O magari l’intreccio del primo con la seconda?
None! Analisi, donne, e amore terreno di qualsiasi tipo, sono solo il concime che permette al seme di rinascere e ricrescere. Ma la polvere di campanellino che lo fa rispuntare e che ci permette di volare verso il cielo ce la può cospargere addosso solo il padreterno in persona.
Grazie a Dio. In tutti i sensi.